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di Tullio Bugari
Ho letto il libro (“Femminile plurale – Le donne scrivono le Marche”, a cura di Cristina Babino, Vydia editore, 2014, n.d.r.) con grande piacere, vivendo una duplice emozione. Da un lato la riscoperta della mia regione attraverso gli occhi e le parole delle autrici, a loro volta interpreti ancora di altri sguardi, tanti. Ho provato lo stesso tipo di emozioni di alcuni viaggi nei quali avevo con me un autore importante. Ad esempio, camminando per Istanbul con l’omonimo libro di Pamuk, oppure in Marocco, con l’omonimo ‘romanzo’ di Ben Jelloun. Se un amico di fuori mi chiedesse un consiglio per visitare le Marche, gli direi di farlo con questo libro.
Parlavo di una duplice emozione. L’altra è il timore, pensando già a quando avrei dovuto introdurre il libro e alcune delle sue autrici. La sensazione, l’inquietudine quasi, di non avere lo sguardo adeguato, quello dell’artista o dello scrittore. O del pittore, perché c’e anche molta pittura in questo libro. Continua a leggere