Tag

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

macerata moderna

di Camilla Domenella

I sampietrini scricchiolano sotto il passo veloce mentre lo sguardo distratto corre sui palazzi maceratesi. Un insieme architettonico apparentemente omogeneo: una sovrapposizione di tetti rossi su costruzioni simili e dissimili, un intrico di vicoli, stretti tra edifici talmente noti da passare inosservati.
L’architettura sembra essere soltanto l’involucro delle nostre attività. Ma è molto di più.

Lo ha dimostrato il successo della mostra fotografica “Macerata Moderna”, organizzata dall’associazione culturale Punto ed a capo, in collaborazione con il Comune e con l’Ordine degli Architetti della Provincia di Macerata.
La mostra, con le foto di Jonathan Sileoni, allestita nella Sala Specola della biblioteca Mozzi-Borgetti, ha ripercorso la storia dell’architettura maceratese, dal ventennio fino ad oggi. Le conferenze e le visite guidate – al Liceo Artistico, al Palazzo Giudiziario, alla Chiesa di Consalvi, alla sede del Grupo Marche di Macerata – , organizzate in concomitanza dell’esposizione fotografica, hanno offerto l’occasione di scoprire Macerata sotto l’aspetto inedito della sua costruzione, della sua composizione, del suo sviluppo architettonico e urbanistico.
I palazzi tante volte visti ma mai guardati, i monumenti alla memoria che appaiono-scompaiono dimenticati, le costruzioni semplicemente utili, hanno acquisito nuovo valore agli occhi dell’osservatore che giocava a conoscerli e riconoscerli nelle fotografie esposte.

La Macerata che è emersa da questa iniziativa è quella di una realtà in contrasto tra Storia e Contemporaneità, tra un passato, non di certo ingombrante ma da riqualificare, e un presente che non sempre guarda al futuro.
Tra il 1922 e il 1945, Macerata, come anche il resto d’Italia, si lascia plasmare dall’architettura fascista. Il passatismo grandioso e il monumentalismo propagandistico del Ventennio mussoliniano non lascia spazio, quasi letteralmente, all’attecchire del Movimento Moderno che intanto trasforma l’Europa. Mentre Walter Gropius dalla Germania diffonde il Bahuaus, mentre Le Corbuisier progetta la Villa Savoye di Poissy, mentre il Movimento Moderno in generale rivoluziona l’architettura europea e sancisce definitivamente una nuova epoca, Macerata nostalgica rievoca età passate. Così il Monumento ai Caduti si apre su Corso cavour, così il Palazzo del Mutilato sorge affiancando quello delle Poste e dei Telegrafi per affrontare dirimpetto il Palazzo degli Studi.
Solo con la caduta del Fascismo, Macerata si svincola dalle imposizioni appena trascorse e cambia registro.
Quelli tra il 1946 e il 1983 sono gli anni della ripresa, del boom economico, dello sviluppo culturale, sociale, tecnico e tecnologico. Il sentimento di positività e di entusiasmo che ne deriva si riversa anche, e inevitabilmente, sull’urbanistica. Sorgono ogni giorno nuovi edifici, si amplia il tessuto urbano, si allargano i quartieri, si moltiplicano le costruzioni, i progetti, le intenzioni, in una frenesia delirante che ha tutti i sintomi della “febbre edilizia”. L’Ospedale Civile, il Monumento alla Resistenza, sono solo due esempi dell’architettura maceratese di questo periodo.
La prima battuta d’arresto alla “corsa al mattone” arriva negli anni ’70. In quel decennio nasce, per affermarsi, la cultura del rispetto ambientale, della pianificazione urbanistica, della necessità di salvaguardare il territorio… le quali, per contraccolpo, stroncano il fermento edilizio.
Dagli anni ’80 ai 2000, è andata maturando una nuova consapevolezza. E Macerata, oggi, si offre a se stessa come laboratorio di rinnovamento interno e punto di partenza per un miglioramento futuro.
Nella conferenza che mercoledì ha concluso la serie di appuntamenti di Macerata Moderna, sono state avanzate proposte e soluzioni riguardo a questa intenzione.
Oggi, a Macerata come anche in altre parti d’Italia, la questione principale è la riqualificazione del territorio, attraverso il recupero e il riutilizzo dell’esistente.
E’ in questa prospettiva che si è affermato il concetto di sviluppo sostenibile. L’architetto Alessandro Castelli, intervenuto alla conferenza, ne ricorda la definizione: si dice sostenibile quella forma di sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie.
Sostenibilità, allora, non è sinonimo di ecologia. Un’architettura sostenibile non può, e non deve, limitarsi ad essere semplicemente eco-compatibile, con impianti per il risparmio energetico, nel rispetto delle norme del Protocollo di Kyoto, o delle altre mille normative sul tema ambiente. Se davvero dobbiamo soddisfare i nostri bisogni guardando ai bisogni futuri, non possiamo permettere di limitarci a una politica edilizia semplicemente ecologica. E’ riduttivo.
La sfida è quella di riqualificare il territorio, per il territorio: restaurare un edificio, guardando a chi lo abita; riorganizzare un quartiere, guardando a chi lo frequenta; costruire un impianto, guardando al luogo che lo ospita. Sostenibilità significa pensare nel presente, per il futuro.
E’ necessario allora abbattere l’architettura fine a se stessa e ricostruirla secondo i bisogni umani. Che siano umani, però! Non economici o soltanto funzionali. Un aeroporto, un centro commerciale, per esempio, non sono luoghi umani. Marc Augè li definì con un termine che ha fatto scuola: li ha chiamati “Nonluoghi”. Il Nonluogo è un spazio preciso, altamente tecnologico, che sembra però sospeso e indefinito, perchè privo d’identità, di storia, di relazionalità. I Nonluoghi sono oggetti sempre uguali, fabbricati in serie, sostituibili.
L’architettura non può più permettersi di costruire questi oggetti: c’è bisogno di Luoghi, d’incontro, di scambio, di vita. Essa non è l’involucro delle nostre attività, ma è lo spirito mutevole del tempo, che ora però deve accettare di esser mutato.

Macerata Moderna è riuscita nella prima impresa necessaria, quella di creare uno spazio di discussione, un humus partecipativo, che comprenda istituzioni, associazioni e soprattutto cittadini… perché bisogna costruire una coscienza collettiva, prima ancora di costruire edifici.

(Foto da: comune.macerata.it)