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di Giuliana Guazzaroni

Arte e tecnologia. Due concetti per lungo tempo agli antipodi, si trovano catapultati oggi in stretta simbiosi. Ci sono non numerabili aspetti dell’arte che si ibridano con la tecnologia restituendone un’immagine simile alle forme infinitesimali di un caleidoscopio. Lasciando da parte l’arte digitale, le tecniche di restauro e la fruizione dell’arte attraverso le tecnologie, vorrei dare un’occhiata alla comunicazione dell’arte attraverso il Web 2.0. In altre parole quali sono le possibilità che abbiamo per dire al mondo cosa stiamo facendo, come artisti, e raggiungere così il “popolo di Internet”?
Una ricerca pubblicata il 4 gennaio 2013 da Pew Research Center’s Internet & American Life Project ha reso noti i dati emersi da 1.244 organizzazioni culturali quali compagnie teatrali, orchestre, e musei d’arte, per analizzare come queste usano Internet, social media e applicazioni mobili per attirare e coinvolgere il pubblico, avvicinare all’arte e diffondere le opere oltre il palco e la galleria. Internet e le tecnologie digitali hanno messo sottosopra gran parte del mondo dell’arte tradizionale. Hanno cambiato le attese del pubblico, hanno invitato a partecipare attivamente ai social media. Inoltre, anche la nozione di arte è cambiata: il 77% degli intervistati è d’accordo con l’affermazione che le tecnologie digitali hanno svolto un ruolo importante per ampliare i confini di ciò che si considera arte. Ben l’81% degli intervistati afferma che Internet e le tecnologie digitali sono “molto importanti” per la promozione delle arti; il 78% sostiene che queste tecnologie sono “molto importanti” per il coinvolgimento del pubblico. Il 50% è “molto d’accordo” con l’affermazione che internet “è un maggiore impegno nelle arti, fornendo una piattaforma pubblica attraverso la quale più persone possono condividere il loro lavoro”. Inoltre, il 65% sostiene che le tecnologie digitali sono “molto importanti” per la raccolta di fondi per l’arte. La maggior parte degli intervistati concorda che Internet è “molto importante” nell’accrescere l’efficienza organizzativa (63%) e per l’impegno nella difesa delle arti (55%). La maggior parte degli intervistati è d’accordo con le dichiarazioni che i media tecnologici e sociali hanno fatto dell’arte un’esperienza più partecipativa (92%), e hanno contribuito a rendere il pubblico diverso (83%). In altre parole, comunicare su Facebook, Twitter, LinkedIn, Google+ il proprio evento richiamerà, nella migliore delle ipotesi, un pubblico più eterogeneo dei soliti affezionati. Inoltre, gli intervistati concordano per il 74% che la tecnologia contribuisce all’attesa che “tutti i contenuti digitali devono essere liberi”. Gli intervistati sono divisi sulla possibilità che la tecnologia possa avere effetti negativi sui tempi di attenzione del pubblico, concordano sul fatto che i social aprono nuove vie per l’arte, la partecipazione e la critica delle arti. L’immagine che ci restituisce il sondaggio è uno spaccato delle organizzazioni che lavorano in campo artistico, del loro rapporto con i media sociali e più in generale con il Web e i suoi strumenti. Queste organizzazioni, infatti, possono contare su tecnologia mobile o tool che possono essere utilizzati per creare la consapevolezza della loro organizzazione, promuovere eventi e mostre, fornire esperienze personalizzate per gli utenti, vendere biglietti o merci, semplificare le esigenze di servizio al cliente ed espandere la loro missione organizzativa. Ma ci sono costi associati alla tecnologia, anche nei casi in cui si usano strumenti gratuiti, ci sono problemi legati alle effettive attitudini e alla formazione del personale. Senza esitazioni, però, le organizzazioni artistiche del sondaggio sembrano volersi letteralmente tuffare nel mondo della tecnologia digitale. Infatti, il 99% delle organizzazioni artistiche analizzate ha un proprio sito web; il 97% ha una presenza su Facebook, Twitter, YouTube, Flickr o altri media sociali. Inoltre, per il 69% sono i singoli lavoratori che pubblicano nei social media, in qualità di rappresentanti dell’organizzazione. Il 45% delle organizzazioni, con una presenza sui social, dicono di inviare aggiornamenti ogni giorno e il 25% di coloro che postano gli aggiornamenti lo fanno più volte al giorno; il 94% posta immagini e foto; l’86% delle organizzazioni intervistate accetta donazioni on-line; il 72% vende biglietti on-line; mentre il 50% ha un blog; il 47% vende oggetti on-line; il 31% offre sconti; il 27% rende disponibili i propri podcast on-line; il 22% offre webinar, contenuti educativi e didattici. Vi è un ampio consenso intorno al valore del Web 2.0. Infatti, il 58% degli intervistati ha dichiarato che “vale la pena passare del tempo sui social”. Proprio perché questi possono aiutare a raggiungere un pubblico più ampio, oppure a innescare un dialogo prima, durante e dopo un evento. Il 77% tiene sotto controllo, attraverso il Web, cosa manifesta l’opinione pubblica della propria arte, mentre il 52% delle organizzazioni usa i social media per effettuare il crowdsourcing di un’idea. A un livello più profondo è emersa la consapevolezza che avere una presenza on-line significa prendere coscienza del proprio ruolo nel panorama culturale. Tim O’Reilly già nel 2009 affermò che ognuno di noi riflette un’ombra di dati nel cyberspace e che questo materiale può venire processato per differenti scopi. Negli aspetti ritenuti positivi abbiamo: una partecipazione maggiore in occasione di eventi; la vendita dei biglietti; una maggiore sensibilizzazione pubblica; la capacità di sostenere gli sforzi di raccolta fondi. Sul lato negativo, alcune organizzazioni hanno evidenziato le questioni quali il tempo e lo sforzo di mantenere strumenti Web. Ma il risultato più negativo per gli intervistati è rappresentato dalle critiche pubbliche all’organizzazione. Piattaforme come Facebook, Twitter, offrono al pubblico l’opportunità di criticare scelte artistiche, opere ecc. Per la maggior parte, le organizzazioni rispondono che sono in grado di far fronte alla nuova visibilità e hanno trasformato la critica in un’opportunità per imparare, coinvolgere e migliorare i propri servizi.

(foto di Christian Frey freypark.com)