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di Ilaria Piampiani

«Ecco la musica del cielo con tubi d’orgoglio flautati, trapani ronzanti da scavatori di nebbie, vocalizzi di gas entusiasti; martelli sempre più ebbri di rapidità e radiose eliche applaudenti. Ronza, brilla e ride fra gli scintillii turchini dell’orizzonte l’ampia musica di Balbo e degli Atlantici […] Rombo, rombo, rombo dei motori che passano a pochi metri dalla mia testa…».
Filippo Tommaso Marinetti

La “musica del cielo” si è insediata nell’Auditorium di Sant’Agostino a Civitanova Alta il 12 luglio scorso attraverso la mostra monografica sull’artista Tullio Crali, inaugurata in occasione del fortunato Futura Festival dal professor Salvatore Settis.

La suggestiva cornice della Chiesa sconsacrata si pone in un rapporto oppositivo rispetto le 60 tele esposte, le quali esprimono magistralmente il fiammeggiante animo dell’artista, maceratese d’adozione. Tullio Crali afferma nella sua arte tutta la sua ammirazione, tipicamente futurista, per tutto ciò che esprime velocità ed energia, perseguendo così il desiderio di ritrarle nell’immagine secondo lui più esplicativa: quella dell’aereo. Egli è, infatti, uno dei massimi esponenti dell’Aereopittura, nata nel 1929, stesso anno in cui Filippo Tommaso Martinetti lo accoglie nel Movimento Futurista.
Nei quadri del pittore traspare l’appassionato racconto di quei mitici voli transoceanici di Italo Balbo, prodotto ridente del progresso tanto desiderato e declamato dai detrattori del passato.

“Lussuria aerea”, “Raggiungendo il sole”, “Magia in volo”, “Forme paracadutate” e tanti altri ancora, sono opere chiaramente emblematiche, frammenti di quel cielo attraversato da fiammanti macchine volanti, in grado di portare l’uomo laddove non era mai riuscito ad andare, raggiungendo l’irraggiungibile, privandosi di qualsiasi limite.
Crali rappresenta il mondo da un punto di vista tutto nuovo, in un paracadutarsi di forme su di una terra in balia del movimento e della rombante velocità.

Scorrendo la mostra viaggiamo in caduta libera, rimbalzando tra l’ “Assoluto dei motori” e “Cieli in acrobazia”, in un susseguirsi incessante di colori tra i quali è impossibile non riconoscere quelli nazionali in “Festa tricolore in cielo”.
I panorami dell’artista mostrano una Natura vorteggiante, che cambia e si fa dinamica all’occhio di chi la guarda dall’alto, visione di un volo acrobatico attraverso un vento divino.
In questo febbricitante alternarsi di forme, non manca la rappresentazione della femminilità, una femminilità sensuale e lussuriosa, come quella raccontata in “Bellelica”, ritratto di Elica Balla, sorella dell’amico futurista Giacomo Balla.
Tutto si confonde, tutto s’interseca: nuvole con le strade, cielo e palazzi, presenze umane con la tecnologia, in un colore vivo e accecante, volto ad infondere allo spettatore un titanico stupore.

Si susseguono nella vita di Crali numerosi incontri con artisti e futuristi, tra cui il maceratese e giovanissimo Ivo Pannaggi, adulatore di una velocità più terrena, efficacemente espressa in “Treno in corsa” nella quale possiamo facilmente riconoscere la medesima energica visionarietà delle opere in esposizione.
Un’esistenza quella dell’aereopittore lunga e fermamente leale alle idee giovanili, mai rinnegate e instancabilmente perpetuate in ogni avventura intrapresa, dalla partecipazione alla seconda guerra mondiale all’insegnamento a scuola, una vita conclusasi all’alba di un nuovo millennio al quale affacciarsi con la stessa curiosità e la stessa speranza nel futuro, non più terrestre ma ormai proiettato verso nuove frontiere spaziali
Le sue opere in movimento si animano ancora al primo sguardo: possiamo cogliere l’eccitazione del pilota sfrecciante, la bellezza nello scoprire nuovi inediti scorci di una realtà che siamo abituati a percepire esclusivamente in orizzontale, escludendo agli occhi nuove possibilità.
Tullio Crali è un futurista a tutti gli effetti, l’ultimo forse di una generazione rivoluzionaria, scintillante che considerava niente impossibile e tutto figlio di una frenetica velocità.