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COPERTINA LE NUOVE TERRE - Copia

di Paolo Nanni

Cosa cerchiamo in un romanzo, in un film, in un’opera teatrale? Domanda tanto generica da risultare impropria, poiché sono molte le possibili risposte, e ognuna aprirebbe un mondo. Nel nostro caso possiamo ridurle a una: identificazione; e lasciare che ci apra il mondo de “Le Nuove Terre” di Matteo Ficara (Vydia editore, 2013), dove Callisto, il protagonista, incarna il nostro desiderio di conoscenza, l’esigenza di trovare un posto, un ruolo, un traguardo, che dia un senso, non solo alla nostra esistenza, ma all’Esistenza. Quella di tutti gli esseri umani, se non quella del mondo intero. Del resto fin dal titolo “Le Nuove Terre” ci svela che andremo lontano, alla scoperta di personaggi, leggende, oggetti e luoghi magici, ma la sorpresa è trovarci a viaggiare nella nostra identità, che nasce e cresce per prendere in mano il futuro. E il futuro è destino o scelta? Siamo già arrivati alla domanda cruciale del romanzo. Una domanda di solito presente in noi da prima di aprire “Le Nuove Terre” e consegnata nelle mani determinate del temerario Callisto, in quelle passionali della visionaria Zajmah, in quelle magiche della piccola Tskàb. Una domanda persistente, per i nostri, e per noi, compagna di viaggio necessaria quanto scomoda, nasconde la chiave d’accesso al mondo di Maj, un mondo in cui tutti gli esseri sono legati da una sorte comune, come forse nel nostro, e dietro la sofferenza c’è anche la promessa di trovare amore e comprensione. Ancora di più: armonia. Questo giustifica il rischio del cambiamento, giustifica qualunque sacrificio.
Dalla lotta alle forze oscure che si manifestano con i potenti demoni, gli Arconti, al viaggio costante, tra dimensioni, per strade e fortezze, monti e gallerie. Via mare, terra, aria.
Il fuoco arde nel cuore di Callisto, imponendo cambiamenti alla sua carne, e nelle pagine del Venticinquesimo Tomo, che racchiude davvero tutti gli elementi del romanzo: il Venticinquesimo Tomo è la sua anima e la sua missione, il suo diario, e anche quello del mondo di Maj. Il fuoco brucia anche l’animo e il corpo di Tskàb, per amare Callisto, per essere parte del tutto.
Matteo Ficara esordisce con un romanzo che tradisce la sua formazione filosofica, ma ancora di più tradisce il suo punto di vista, l’esigenza di un percorso di cambiamento che ci porti a rivoltare la vita, per trovarne una realmente significativa. In questo senso “Le Nuove Terre” è un romanzo di formazione in cui livelli esoterici e mataforici non riescono a nascondere un incedere appassionato che crea personaggi autentici, e questo senza togliere epica a una narrazione che resta pienamente fantasy, abbracciando i grandi spazi, il trascorrere del tempo, la natura mistica della creazione del mondo e dei suoi abitanti: umani, nani, orchi, elfi. Così fin dal primo capitolo sappiamo di essere in un altro luogo, ma nel percepire insieme a Callisto il pericolo che si nasconde nel buio, e minaccia la pacifica carovana a cui il nostro si è aggregato, cominciamo a presagire il velo che oscura il nostro mondo, fino alla dimensione più personale del termine “mondo”.
Un fantasy denso di elementi originali, a partire proprio dal personaggio di Callisto, caratterizzato da genesi e sviluppo che lo pongono a confine tra le figure archetipiche del guerriero, del mago e dell’anima semplice, costretta a una sfida grandiosa, in cui vediamo specchiata quella piccola di ogni giorno, a cui tutti siamo chiamati. Qualcosa di grandioso che si conquista unendo il cuore e la mente, il cauto rispetto e l’ardimentosa azione. Per chi conosce l’autore e i suoi percorsi dedicati alla formazione personale, non possono che risuonare continui i richiami alla comprensione razionale e al contempo spirituale del proprio io, di un individuo che non è destinato a una fine solitaria seppure eroica, ma connesso con il mondo e per questo sempre vivo, e salvo. Un destino istintivo, che necessita però, per compiersi, di scelte consapevoli: ecco la possibile soluzione del dilemma che marchia il romanzo e la sua esperienza di lettura. L’essenza è sotto la superficie delle convenzioni, nei nuovi occhi e orecchi con cui affrontiamo l’avventura del vivere, nelle Nuove Terre, lì dove – suggeriscono i Saggi a Callisto – bisogna usare attenzione nel dare un nome alle cose.

(L’immagine è un particolare della copertina del libro realizzata da EA e Irene Chiappini | Matteo Ficara, Le Nuove Terre, Vydia editore 2013, pp.335)