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Alessandro seri, Aquiles Machado, arena sferisterio, Enkelejda Shkosa, Francisco Negrin, giuseppe verdi, Il trovatore, Macerata, Sferisterio, Simone Piazzola, Susanna Branchini
di Alessandro Seri
Si brucino i bambini, si rendano le tenebre meno scure con la fiamma del rogo dei bambini. Il palazzo di Saragozza, l’Aljaferia, quello degli arabeschi, delle colonne è difficile trasformarlo in un muro, ma la magia dello Sferisterio se ben utilizzata può tutto. Può raccontare gli intrighi spagnoleggianti, può. Può consentire al piccolo arso, ustionato, morto, di ricomparire ed essere presenza costante per un pubblico di fattura tripla: i melomani concentrati sul canto e sulle note, la disabituatissima al bello teoria di presenzialisti e in ultimo i disagiati come il sottoscritto che impacciato e grato nelle prime file stanzia non staccando gli occhi dalle ferite ustioni nere e rosse di quel bimbo.