Tag
Eugenio De Signoribus, Eugenio Montale, Giacomo Leopardi, giornata mondiale della poesia, Guido Cavalcanti, guido garufi, Lo Zibaldone, Mario Luzi, poesia, Remo Pagnanelli, Umberto Piersanti
di Guido Garufi
Ahi serva Italia, di dolore ostello
nave senza nocchiero in gran tempesta
non donna di provincie ma bordello
(Dante Alighieri)
Con orrore la poesia
rifiuta le glosse degli scoliasti
(Eugenio Montale)
Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita
(Sandro Penna)
Rispondo volentieri all’invito de L’Adamo, parlare della poesia, della sua funzione oggi, soprattutto oggi vorrei aggiungere, ben oltre l’occasione di eventuali ricorrenze, onomastici, compleanni, Inni nazionali e via sbadigliando.
Mentre scrivo mi viene mente ciò che Petrarca sosteneva a proposito della filosofia: “povera e nuda vai filosofia”. Direi, allora, che a maggior ragione questo verso-emblema debba adattarsi (anche qui da sempre) alla poesia, indubbiamente più povera e probabilmente più “nuda” della filosofia.
Ma è questa nudità, è questa estrema povertà ed essenzialità del testo poetico, tuttavia, a rendere la poesia un medium potente ed efficace, sebbene -non da oggi- letta da pochi tuttavia, paradossalmente, amata da tutti. E desidero aggiungere, letta da pochi e “scritta” da moltissimi.
La questione è piuttosto datata: molti scrivono, tantissimi, qualcuno, aggiunge, troppi, ma poi, la cosiddetta “qualità” è un’altra cosa e il discorso potrebbe farsi altro e toccherebbe una diversa materia che esula da questa mia conversazione preliminare.