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di Alessandro Seri
Nella tradizione della Pasqua, nel suo lungo percorso che porta alla domenica della resurrezione, ho sempre trovato spunti per scrivere e altri per approfondire e pormi alcune domande esistenziali pur senza definirmi un cattolico osservante. La ritualità complessa che inizia con la quaresima dovrebbe rendersi effettiva nella pratica del digiuno e dell’astinenza dalle carni ma l’approccio negli anni è storicamente mutato, al fine di favorire un certo proselitismo. Così il digiuno quaresimale e l’astinenza dalle carni, che penso di interpretare dal punto di vista corporale e non alimentare, si è trasformato in un più blando evitare di mangiare la carne solo nei venerdì, abbandonando di fatto la parte fisica, erotica. Questa pratica mi porta a riflettere su come i suddetti digiuni del venerdì si siano trasformati in prelibatissimi banchetti a base di costoso e ricercato pesce. Mi chiedo ancora oggi, come facevo da bambino, se la cosa avesse una sua logica ma credo che sia una dimostrazione pratica di come l”uomo, il cattolico in questo caso, sappia portare a suo vantaggio materiale alcuni precetti del vangelo o ancora meglio su come la forma del compromesso sia storicamente così ben sviluppata.