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di Eleonora Tamburrini
L’ultimo giorno è davvero il più crudele, con la sua tradizione di bilanci e toni epici: questioni da schivare alla meglio tra i fuochi sparati in terrazza, i tubini neri d’ordinanza e quel piatto di lenticchie che si sa, prima che un auspicio di ricchezza, porta con sé l’eco di una scelta un po’ sventata. Di peggio c’è solo il primo settembre, un giorno in cui davvero si ha l’impressione della fine; non a caso era quello il Capodanno bizantino, in un tempo che conosceva bene il senso delle frontiere.
Il 31 dicembre nulla si chiude davvero, ma se dobbiamo voltarci indietro a guardare facciamolo, consapevoli che il solo gesto ci costringerà a lasciare molto alle spalle, e forse sarà un bene: risalendo all’aria e alla luce si sbricioleranno le cose già morte, i nostri cari fossili tenuti finora al riparo.
Tra ciò che resisterà, c’è questo giornale. Chiamatelo web mag, blog collettivo, testata di approfondimento culturale, o col suo nome: L’Adamo compirà stanotte il suo primo anno di vita. Continua a leggere