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PRIMO MAGGIO: CONCERTONE IN PIAZZA SAN GIOVANNI

 

di Alessandro Seri

Il primo maggio e soprattutto il concerto romano di piazza San Giovanni associato alla festa e organizzato dalle tre sigle dei sindacati confederate, non ha più appeal. Mi fa male dover partire da questa evidenza, mi fa molto male dover accettare questa realtà perchè io credo socialmente e storicamente all’importanza della festa dei lavoratori. La festa del primo maggio, che ricorda lo sciopero generale del 1886 che negli Stati Uniti portò ad ottenere le otto ore lavorative giornaliere, in Italia ha un’altra valenza dato che si sovrappone ai festeggiamenti anche il ricordo della strage di lavoratori avvenuta a Portella della Ginestra (provincia di Palermo) nel 1947. Un evento spettrale quello siciliano che portò alla morte undici persone, tra cui due bambini. Una strage compiuta dalla banda mafiosa di Salvatore Giuliano prezzolata da alcuni proprietari terrieri e molto probabilmente dalle solite frange deviate di uno stato che tremava, all’epoca, di fronte alle rivendicazioni sacrosante dei lavoratori, di fronte alla loro forza che derivava da uno spirito e da una consapevolezza oggi andata perduta.

Il primo maggio di oggi, coperto di nuvole nere, sembra ridimensionato in tutto. I diritti dei lavoratori sono stati, negli ultimi anni e con il fondamentale apporto dei governi di centro sinistra, man mano ridotti, diminuiti fino all’attuale situazione dove soltanto un lavoratore su dieci viene assunto con contratto a tempo indeterminato e quindi protetto dallo statuto dei lavoratori nella sua interezza. Una condizione per la quale c’è poco da festeggiare, una situazione dove persino gli enti locali fanno un uso spudorato di contratti temporanei o anche a partita iva scavalcando in questo modo ogni diritto acquisito dal lavoratore in cento anni di storia. Se questo è ciò che avviene in un ente locale si può ben immaginare cosa avviene nel privato. Quindi con rassegnazione e pochissima voglia di lottare mi ritrovo a scrivere su questa festa e sugli eventi pubblici ad essa associati, compreso il concerto romano assurto a simbolo mediatico dell’intera giornata.

Quando il concertone nacque nel 1990, le speranze erano ben altre e di conseguenza anche la forza rivendicativa del lavoro come diritto base della Costituzione italiana aveva una sua ben diversaa valenza. Gli artisti che aderirono ai primi concerti, quelli dal ’90 al ’98, erano convinti della loro partecipazione e rileggendo interviste o articoli si evince anche la loro vicinanza alle rivendicazioni sindacali e alla questione del lavoro. Zucchero, Litfiba, Edoardo Bennato, Bob Geldof, Miriam Makeba, Elio e le storie tese, i marchigiani Gang, Roberto Vecchioni, Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Guccini, Fossati, Fabrizio De Andrè, BB King, Chick Corea, Ligabue, Robert Plant, Iron Maiden. Ecco questi erano i nomi degli artisti dei primi anni e va da se che l’impatto mediatico fosse totalmente diverso, la voglia di partecipare era diversa, la gioia di esserci era diversa e faceva muovere verso piazza San Giovanni schiere di giovani che associavano al divertimento anche quel po’ di coscienza necessaria per comprendere le finalità del concerto stesso.

Personalmente ho partecipato al concerto del 1995 durante il quale suonarono Franco Battiato, i Negrita, Daniele Silvestri e soprattutto Radiohead e Elvis Costello, fu un concerto memorabile, faceva un caldo bestiale e mi ritrovai sotto il Colosseo con la fidanzata dell’epoca che era a Firenze (io arrivavo da Macerata) dopo aver viaggiato tutta la notte. D’altronde avevo ventiquattro anni, facevo il servizio civile e ero il segretario regionale della Sinistra Giovanile. Roma non aveva segreti e pensavamo di poter cambiare l’Italia mentre invece l’Italia stava cambiano me, noi e se stessa, probabilmente in peggio.

Tornai altre volte negli anni ’90 per ascoltare Sting, Sinead O’Connor e i Blur rivendicando la pace nel Kosovo e ascoltando la piazza urlare festante contro Berlusconi sotto temporali apocalittici e sole cocente. L’ultima volta ci andai nel 2002, ormai avevo trentunanni e non mi sentivo più completamente a mio agio nel caos di magliette colorate e puzza di sudore. Non mi avvicinai al palco, anzi rimasi in fondo alla piazza ad ascoltare gli Oasis e godermi la competizione palese dei fratelli Gallagher che si mandavano affanculo sul palco. Da quella volta non ci ho messo più piede, ho sempre meno fiducia nella forza dei sindacati che mi sembrano oggi molto appiattiti sulle scelte destrutturanti dei vari governi e infine rimpiango con amarezza gli anni in cui all’interno dei partiti di sinistra si tenevano corsi di formazione politica durante i quali padri della nazione come Emanuele Macaluso o Pietro Ingrao ci raccontavano di Portella della Ginestra.

In fondo per capire meglio basta confrontare la lista degli ospiti del concerto 2014 con quella degli anni precedenti.