Tag
appassionata, Archi, Bach, basso, Camerata Ducale, fisarmonica, Gardel, Guido Rimonda, L'Adamo, Lucia Cattani, Pianoforte, Piazzolla, Richard Galliano, violino, violoncello, Vivaldi
di Lucia Cattani
Si è conclusa ieri sera la stagione concertistica organizzata dall’associazione musicale Appassionata, che per molti mesi ha realizzato un grande progetto. Grandi Maestri di musica classica e non solo si sono esibiti uno dopo l’altro sul palco del Lauro Rossi, regalando ogni volta sensazioni diverse, differenti sonorità, una gran gamma di strumenti e formazioni, performances non convenzionali e a volte sorprendenti, sempre emozionanti. Con un po’ di malinconia si è aperta quest’ultima serata: l’attesa del pubblico sembrava un prematuro commiato a tutte le musiche che hanno reso più piacevoli questi mesi di autunno e d’inverno, appena terminati. Una nuova stagione è alle porte, già a Macerata la primavera sboccia con l’apertura di Palazzo Buonaccorsi e con le prime notizie che cominciano a diffondersi sulla stagione lirica dello Sferisterio, quest’anno tutta al femminile con l’Aida, la Tosca e la Traviata.
Tutto sembra avere a che fare con le stagioni durante la serata, non solo il contesto già di per sé eloquente, ma tutto il programma è permeato dai dolci contrasti prodotti dal susseguirsi di esse, sia che si parli di loro in senso concreto che più esistenziale. C’è una grande varietà, infatti, sia diacronica che di carattere tra i vari brani: tutto ruota intorno alla figura di Richard Galliano e la sua fisarmonica, affiancato dall’eccezionale violinista Guido Rimonda e da un’impeccabile formazione musicale, la Camerata Ducale. Il Maestro Galliano infatti alterna famose composizioni di Bach, Vivaldi, Piazzolla e Gardel (arrangiati da lui stesso) a sue composizioni, dando vita ad uno spettacolo fatto di contrasti, rimandi, allusioni, forza, dolcezza, stupore. Il poetico rigore di Johann Sebastian Bach apre la serata, con il Concerto in do minore BWV1060. L’atmosfera tardobarocca rapisce il pubblico: non posso far a meno di pensare alle parole di mio padrea proposito della composizione bachiana, vista da lui come una sublime invocazione, un’accorata preghiera che non cade mai nell’insicurezza né tantomeno nella disperazione, specchio dell’animo forte del musicista. Da fervido credente luterano, in queste frasi Bach sembra dipingere un mondo ultraterreno, rigido, socchiuso nelle severe regole armoniche eppure così incredibilmente leggero nelle sfumature di suono, inebriato di una levità che è magistralmente resa dai musicisti in ognuno dei tre movimenti. L’arrangiamento è caratterizzato da grande eleganza: la fisarmonica di Richard Galliano sembra inserirsi adeguatamente, unita al grande virtuosismo di Guido Rimonda, che non delude le aspettative, rapisce in modo inaspettato attraverso una musicalità, un uso delle sfumature di colore davvero poco comuni. Intanto il suono della fisarmonica risalta tra gli strumenti, ma con leggiadria, senza soffocare il dinamismo dell’insieme. Il Bach arrangiato da Galliano sembra riflettere stagioni spirituali, non cessa di essere una metafora vitale e colpisce anche per la differenza fra i tre movimenti.
A seguire è l’Opale Concerto per fisarmonica e orchestra d’archi di Galliano, autobiografia delle probabili “stagioni” fisiche dell’autore, inizialmente preda dell’irruenza, del folklore , di una quasi violenza imprevedibile che è ritratto del paesaggio mediterraneo. Con il secondo movimento lo scenario si trasforma nella sofisticata Parigi, nei suoi boulevard, nei riflessi della Senna, nei vicoli pittoreschi dalle ringhiere in ferro battuto e le lanterne, fino al cuore, il quartiere di Montmartre, punto di riferimento da tempo immemore degli artisti bohémienne. Prima l’Italia, poi Parigi: con l’ultimo movimento Galliano richiama le sonorità sudamericane, precisamente quelle vicine al tango argentino, che troveremo ancora ribadito nel corso del concerto. Se si pensa al barocchismo di Bach, la distanza è quasi abissale: si tratta di uno stile del tutto diverso ma non meno affascinante, dominato dal continuo contrasto tra i vari quadri.
L’Argentina torna con le note di uno degli storici padri del tango, Carlos Gardel, con Por una cabeza per violino e orchestra: si entra nell’aria sognante e nostalgica del primo Novecento. Gardel è figlio di Francia e di America e i suoi Tango sono dominati da un’inconfondibile languore che è il suono dello stesso Paese, la voce dell’Argentina dei viaggiatori e degli emigranti.
Dopo il famoso tango, suonato dal violino solista con un’espressività davvero notevole, Richard Galliano torna a proporci un’altra sua composizione, Melodicelli per fisarmonica e orchestra che permette al fisarmonicista di mostrare tutta la sua bravura nell’esecuzione di un brano malinconico e struggente, una melodia sognante in cui il suo strumento è esaltato dall’accompagnamento lieve ed efficace. La sensazione è quella di essere nuovamente in Europa, ma con una maturità diversa.
Le stagioni sono celebrate da quello che è il capolavoro per eccellenza legato ad esse, il Concerto in sol minore RV315 (l’Estate) , una delle più famose composizioni di Vivaldi. Il concerto per i suoi toni accesi e violenti riflette con maggiore efficacia rispetto agli altri la carica esplosiva della stagione: un forte effetto di contrasto risiede nel concerto, nell’accentuata mutevolezza che oscilla tra la vitalità virtuosistica nettamente dominante nel solista contro la coralità dell’insieme orchestrale, usata come vero e proprio tappeto armonico. Nell’ennesimo contrasto troviamo Invierno Porteño, di Astor Piazzolla: trovandosi nell’emisfero opposto, quando in Europa è estate, in Argentina scende l’inverno. Piazzolla non può certo mancare nel programma di un fisarmonicista, e come ci si aspetta, emoziona il pubblico. Ancor più coinvolgente è l’esecuzione di Oblivion, uno dei più famosi brani del compositore, dalla melodia struggente ed enigmatica allo stesso tempo. A concludere la serata sono due brani composti da Galliano, entrambi paragonabili in bellezza a quelli precedentemente eseguiti, dai toni appassionati e poetici: Tango pour Claude per fisarmonica e orchestra e La Valse à Margaux per fisarmonica e orchestra.
La vera fine tarda però a giungere dato il grande entusiasmo dimostrato dal pubblico: ben quattro bis vengono eseguiti dai generosi Maestri, ancora Piazzolla e Vivaldi. Ciò che lascia senza fiato è l’inaspettata esecuzione di Libertango dal solo Richard Galliano, senza alcun accompagnamento: raramente mi è capitato di ascoltarne un’esecuzione così toccante e vitale, “appassionata” come la stagione concertistica di cui il concerto è stato l’ultima meraviglia.
(immagine: Patrizio De Magistris, Sensualità e movimento, particolare)
la descrizione del concerto è molto accurata, sia riguardo ai brani eseguiti che agli esecutori: è messa in particolare risalto il contenuto espressivo sia dei compositori che dei musicisti. Un’ottima recensione dettata da una profonda e raffinata competenza.