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Raffael_058

di Ilaria Piampiani

La conoscenza nasce dallo stupore. –Socrate-

“La conoscenza nasce dallo stupore.” disse Socrate e chi più di lui può parlarci delle origini dello scibile umano, del fascino che infonde e del suo intrinseco potere. Siamo nella splendida Atene del V secolo a. C., culla di una cultura fiorente e ricercata, in cui giovani e saggi erano accomunati dal metodo d’indagine e dal fervore critico, epoca in cui solo alzare gli occhi al cielo poteva essere motivo di grande meraviglia.
Ma che significato hanno, al giorno d’oggi, era della tecnologia e dello sfrenato sviluppo, due parole come “conoscenza” e “stupore”? Riusciamo ancora ad incuriosirci, a nutrire sete per il sapere?

In queste righe non ci sono risposte ma il racconto del coraggioso tentativo, che oserei considerare quasi “missionario”, dell’iniziativa Scuola Popolare di Filosofia, una scuola, appunto, sui generis, come probabilmente non ne esistono più, una scuola in cui vengono meno cattedra e banchi, in cui l’insegnante non si pone quale essere onnipotente, bensì come narratore della storia più antica del mondo, la storia dell’umanità, dei suoi cambiamenti e delle sue conquiste: la storia della filosofia.
Da domani, alle ore 21.00, parte quest’ambiziosa avventura originata dall’intuizione del dottor Andrea Ferroni e di Sergio Labate, ricercatore in filosofia teoretica e professore aggregato presso la Facoltà di Scienze della Formazione, il quale afferma la necessità che la filosofia diventi più “democratica” “poiché la sua conoscenza è utile per definire ciò che nella tradizione si definiva il “buon cittadino”, cioè colui che è sapiente”. Sempre in linea con questa finalità, il dottor Ferroni sostiene che “la Scuola Popolare di Filosofia non è una forma di diminutivo del valore della filosofia, ma un tornare a questa presunzione democratica, che apparteneva alla tradizione greca e che, in tempi di dispositivi istituzionali atti ad incentivare l’ignoranza, può essere utile per una comunità come Macerata.”.

L’idea è quella di ricreare, dunque, l’affascinante atmosfera dell’antico simposio in cui le nozioni e gli argomenti non sono solo sterilmente presentati, ma in cui viene data la possibilità all’uditorio di assimilarli attraverso il dialogo, il dibattito e la discussione, in modo da sviluppare le capacità dialettiche dei partecipanti coinvolti. Sono due ore dedicate agli amanti della filosofia e, soprattutto, a coloro che non si sono mai avvicinati a tale disciplina o che non la ricordano affatto: un’opportunità di rimettere in gioco se stessi e le proprie conoscenze, di ampliarle, di lasciar venire a galla il dubbio, entrare nell’incertezza, di porsi dei quesiti che sembrerebbero avere nulla a che fare con il quotidiano e il concreto, quando invece risultano esserne il fondamento. Nel corso di queste lezioni si vuole risvegliare la coscienza interrogativa, ovvero quella parte della nostra mente che, come afferma sempre Sergio Labate “dallo stupore porta all’interrogazione, al senso critico circa un pensiero dovuto o una giustificazione predisposta”.
La Scuola Popolare della Filosofia apre i battenti a chi trova il tempo di pensare, di ricavarsi due ore serali per sorprendersi e arricchirsi, dandosi la possibilità di scoprire, attraverso la saggezza passata, quelle verità immanenti e sempre attuali.
La piacevole novità di questa iniziativa è, inoltre, il costo: la conoscenza non è elitaria e non si vende a nessun “ceto sociale”in particolare poichè il sapere si dona indistintamente alle menti più curiose e un ”prezzo popolare” di un facoltativo euro all’ora favorisce una larga partecipazione.
Sempre citando Socrate, “una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta”: dobbiamo prenderci il lusso di appassionarci di nuovo al ragionamento, difendere la libertà di avere idee e di condividerle, avere l’umiltà di cambiarle o modificarle, abbattere l’ignoranza, fonte di tanti mali, purtroppo molto diffusa in ogni ambito, politica compresa.

Ed ora torniamo al quesito iniziale: l’uomo oggi è capace davvero di stupirsi?
Così ci risponde Sergio Labate:
“Lei mi chiede se siamo capaci di stupirci, le rispondo di no. Ma oltre che stupirci, non sappiamo quasi più nemmeno interrogarci davvero, sottoporre le cose che ci vengono presentate a un qualsiasi vaglio critico. Ecco perché, in epoca di conformismo amorale (o indifferente) è importate re-imparare quei due gesti semplici semplici: sapersi stupire e saper porre domande. Sono all’origine della filosofia, ma è per questo che la filosofia è all’origine di ogni sapere su di sé di un individuo e di una società”.

Per ulteriori informazioni consulare il sito http://www.accademiadelleartimacerata.it