di Maria Silvia Marozzi
Con un (elegante) ritardo di dieci minuti e rigorosamente in t-shirt, il nostro direttore artistico Francesco Micheli arriva in veste di ospite agli Antichi Forni per l’ultimo aperitivo culturale di questa 49° stagione lirica. Attivo a Macerata da appena quindici mesi, Micheli ha saputo portare in alto una situazione che solo nel 2011 sembrava giunta a conclusione: “ricordo che all’epoca ero in vacanza a Senigallia e su tutti i giornali non si parlava che della possibilità di chiudere definitivamente la stagione operistica di Macerata. Allora ancora non sospettavo che sarei diventato proprio io il direttore artistico di quel sistema.” Con tali premesse certo era difficile immaginare un terreno tanto fertile quale si è invece rivelata Macerata, un terreno che, se ben arato,ha molto da regalare all’Opera: “A Verona ricorre in questi giorni il centenario della sua stagione lirica e se si passeggia in città non ci se ne accorge neppure. Qui in centro invece ogni negoziante ha contribuito a portare l’Opera in strada grazie alle vetrine addobbate ad hoc per il Festival e alla collaborazione attiva in occasione della Notte dell’Opera.”
Un’occasione quella agli Antichi Forni per trarre il bilancio su ciò che è stato: “l’obiettivo era quello di democratizzare l’Opera, da sempre un ambito ristretto a poche centinaia di facoltosi spettatori. Quest’anno abbiamo fatto scendere i costi dei biglietti per permettere a tutti di partecipare e infatti si è registrata una presenza di molto più massiccia rispetto alle edizioni passate.” Una apertura che va a braccetto con l’idea di rendere attuale la lirica, nell’intento di attrarre un pubblico eterogeneo: “Quest’anno ho voluto dare contemporaneità all’Opera non perché la consideri vecchia, bensì perché le ho voluto far fare ciò che in ogni epoca essa ha fatto, ossia scuotere le coscienze degli spettatori, muoverle in una direzione che permetta di far riflettere sul presente e non di proiettarsi verso un passato mitico di principesse e cavalieri.” E parlando in particolare del Nabucco: “credo che il regista sia stato coraggioso nelle scelte scenografiche ma che al momento della messa in scena abbia poi cercato di mitigare le sue scelte in vista della rappresentazione finale in Arena, ottenendo così un risultato incerto. Non c’è da biasimarlo in quanto ogni qual volta si punta sull’innovazione si rischia molto, basti pensare al baritono Alberto Mastromarino, scelto per il Nabucco e improvvisamente sostituito dopo la Prima. Non ha convinto Luca Salsi e la popolazione ha avuto da parlare e tirar giudizi negativi in proposito. Ma sono fatti che succedono ed è sempre meglio la critica piuttosto che l’indifferenza.”
Dieci più invece al Trovatore, fedelissimo al testo, e soddisfazione anche per l’eccellente sperimentazione su Britten e il suo “Sogni di una notte di mezza estate”, che ha visto Micheli alla regìa “per mancanza di fondi anzitutto: non avremmo potuto pagare un regista. E inoltre perché erano mesi che avevo in testa tutti il quadro rappresentativo, dovevo perciò metterlo in scena io.” Anche il concerto omaggio a Beniamino Gigli ha riscosso un enorme successo di pubblico.”I maceratesi hanno potuto constatare con orgoglio la presenza di grandi divi della lirica nel loro territorio. Vogliamo continuare sulla scia locale anche il prossimo anno con l’omaggio ad Anita Cerquatti.”
In ultimo, arrivano le tanto attese anticipazioni sull’edizione 2014, la 50°: “L’Opera è donna perché la lirica è stata la prima forma d’arte ad avere come colonna portante la femminilità, risultando in questo senso rivoluzionaria. E’ di gran lunga più gradita una voce femminili che una maschile, che stufa. E se si guarda ai tenori, non si potrà non notare quanto ci sia di femminile nel loro timbro vocalico. I grandi maestri non sarebbero stati nulla senza le donne che hanno costituito il punto cardine in tutte le loro opere.”
In questa linea di pensiero, la prossima stagione presenta in cartellone i nomi di tre direttrici d’orchestra: “Speranza Scappucci è una scommessa anche per noi, mentre Julia Jones ha accettato l’incarico nonostante il compenso sia di gran lunga inferiore rispetto a quello che è abituata a ricevere per i suoi lavori all’Opera di Berlino, Parigi o Londra. Un nome in alto che ha deciso di far parte della cornice femminile che abbiamo voluto costruire. L’ultima, Eun Sun Kim, è coreana. Nonostante la monocronìa rosa, esse vengono da luoghi diversi del mondo e sono a livelli diversi, dando così quel giusto tocco di eterogeneità all’interno di un unico filone.
In cartellone Tosca, La Traviata e l’Aida, che porta la firma di Micheli per la regìa: “questo lavoro rappresenterà il mio punto di vista sul Macerata Opera Festival e un ritratto sui maceratesi, con cui ormai da mesi sono a stretto contatto e che ho imparato ad amare al di là della loro faziosità che spesso ho rilevato.” Franceso Micheli parla ai maceratesi e spesso lo fa in uno stentato dialetto marchigiano, ironizza sul territorio e sulla popolazione facendo ridere il pubblico di sé stesso, conquistando anche (se ancora ce ne fossero) quei pochi rimasti a non amare il loro direttore artistico.
Cosa aspettarsi dunque da questa futura stagione in rosa? “Io mi auguro di sentire gli stessi applausi del concerto di Patti Smith, da veri appassionati di ciò che si sta guardando, da rockettari che fanno un gran rumore per il loro idolo. Questo vorrei che fosse lo spirito anche nei confronti dell’Opera e lavorerò con impegno affinché accada.”