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di Maria Silvia Marozzi
E’ stata inaugurata il 14 Luglio presso la Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti la mostra “Sospensioni”, a cura di David Miliozzi e Ludovico Pratesi, e proseguirà fino al 15 Settembre.
Inserite in una delle ale migliori del palazzo, quella che contiene la prima biblioteca gesuita risalente al XVIII secolo, le sculture sospese in aria incuriosiscono per la loro fattura contemporanea.
Si può subito scoprire, accanto a ciascuna opera, un testo diverso per ognuna: si tratta di storie di vita quotidiana, oppure degli ultimi pensieri di un condannato a morte, o ancora di una lettera lasciata da un giudice suicida, di esperienze mistiche vissute con un frate o dei pensieri di una ragazza madre già vedova.
Un tuffo breve ma intensissimo in storie che non hanno forse merito di entrare nelle pagine della letteratura, ma che certamente muovono la commozione del lettore. Scritte da mani sconosciute ma esperte, chiuse in una sala di secoli fa e nella testa di chi le ha vissute, queste narrazioni sembrano ansiose di esser lette tanta è la partecipazione che riescono a scatenare già dalle prime righe.
In un’atmosfera tanto sognante, fra testi antichi e questi recentissimi racconti, le sculture ultramoderne perdono di capacità di attrazione. Forse perchè in fondo siamo dei tradizionalisti e per sognare e interrogarci sul mondo abbiamo ancora bisogno della carta stampata (per fortuna). Ma volgendo lo sguardo anche all’arte scultorea, i pezzi della mostra certamente colpiscono per la loro originalità, che sembra ormai essere il primo e forse l’unico punto di forza dell’arte moderna, al di là dei possibili significati che essa dovrebbe contenere.
Un grosso ordito di fili appesi ad un’asta sospesa a mezz’aria ricorda un pò una bandiera sbrindellata, i cui colori dominanti sono il verde, il bianco e, steso a terra, il rosso. E questo colpisce e fa riflettere. Un pò meno coinvolgente la tela, pure sospesa, con sopra una fotocopia di quattro immagini di quadri.
Ma non è solo la mostra a far riflettere: ciò che più è evidente nella sala è l’assenza di personale addetto a tenere aperta la sala che, inaugurata più di dieci giorni fa, è ufficialmente chiusa al pubblico proprio per la mancanza di un inserviente che se ne occupi.
Basta insistere un pò e presto uno dei simpatici bibliotecari del palazzo saranno lieti di staccare per qualche minuto dal lavoro che gli compete e accompagnarvi. E quella bandiera ridotta in filamenti sarà non solo la prima opera che vedrete, ma anche quella più significativa.