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di Giulia Boschi

Una seduta di psicoanalisi del tutto particolare si è svolta presso la Civica Enoteca Maceratese nelle giornate del 16 e del 17 luglio, grazie ai due incontri dal titolo “L’Opera sul lettino” organizzati all’interno della rassegna Pomeridiana del Festival Off, dall’ADAM.

Relatore dei due incontri, o sedute se preferite, lo psicoanalista Matteo De Simone che ha fatto stendere sul suo lettino, metaforicamente parlando, i personaggi delle due opere verdiane in programma per questa stagione teatrale, presso l’Arena Sferisterio di Macerata: il Nabucco e il Trovatore.

Analizzando i personaggi delle due opere è stato inevitabile parlare anche del loro compositore, Giuseppe Verdi, delle evoluzioni che la sua figura ha avuto durante il suo intero percorso artistico e dei cambiamenti che esse hanno apportato nel panorama musicale dell’epoca.
Come lo stesso De Simone afferma infatti: « Verdi è stato un precursore dell’inconscio, ha compreso a metà dell’Ottocento quello che sarebbe accaduto nel Novecento: la crisi dell’Io, che non è più unico ma frammentato e capace di contenere contemporaneamente degli aspetti, cosiddetti, positivi o negativi, il problema è integrarli. Mentre fino a metà dell’Ottocento si pensava che esistessero solo personaggi buoni o cattivi, Verdi, come tutti i grandi artisti, intuisce che ciò non è reale e lo rappresenta sia nella musica che nella messa in scena dei personaggi. Con la sua opera si passa dal solo bel canto a dei personaggi a tutto campo, a tutto spessore».

Differenti sono le due opere proposte non solo per la rappresentazione psicologica dei personaggi, che risulta molto più approfondita ne “Il Trovatore” che non nel “Nabucco” ma anche per le tematiche proposte.
La trama del “Nabucco” è divisa tra la lotta per il potere, l’arroganza di Nabucco che vuole farsi simile a Dio e per questo viene punito, l’amore irrisolto fino alla fine tra Ismaele e Fenena e la sete di potere di Abigaille, ma rispecchia anche il dramma della lotta tra popoli e fedi diversi.
Il Trovatore invece è l’opera per antonomasia del rimosso, dell’inconscio di cui la musica rappresenta la chiave d’accesso, Verdi ha inoltre qui accolto la crisi delle strutture familiari dell’epoca, attraverso le vicende del Conte di Luna, di Manrico e di Azucena.

Differenze si notano infine anche nelle melodie: mentre nel “Nabucco” la musica avvolge le parole del libretto di un’ulteriore carica emotiva che ne accentui l’impatto sullo spettatore, ne “Il Trovatore” la melodia rimane libera dai legami con le parole e serve a trascinare e alimentare le passioni dei personaggi stessi dell’opera bloccati nei loro problemi e incapaci di comunicare tra loro, creando un’infinita serie di antitesi ed equivoci.

Ciò che poi non si deve dimenticare è quanto di Verdi ci sia nelle sue opere e come: «Ogni artista nelle sue opere e nei suoi personaggi parla anche della sua vita, ma sempre attraverso delle risonanze emotive. Per il Nabucco io credo che ci sia un recupero delle esperienze giovanili dell’artista, quando suonava l’organo in Chiesa e studiava la Bibbia, in una rimemorazione della sua infanzia. Ma la drammaticità di alcuni aspetti di altre opere rispecchiano anche molte aree dolorose della sua vita, ogni artista parla di morte e di vita, e ogni personaggio delle opere verdiane ha racchiuso in sé un aspetto di Verdi e rispecchia una particolare parte della sua vita. Va detto però che nessun artista sarebbe tale se facesse dell’autobiografia, il vero artista è colui che trasforma l’autobiografia in qualcosa di diverso, altrimenti chi lo ascolta non potrebbe usufruire in alcun modo della sua arte.»

Con questo connubio tra opera e psicologia De Simone ha dato un’interpretazione psicoanalitica approfondita delle opere verdiane e dei suoi personaggi, mossi dalle stesse passioni che muovono tutti noi, anche se spesso ce lo dimentichiamo.

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