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fairy lights dress, garage, garage punk, laura palmizi, massimo scoposki, new wave, pop, recensioni musicali, rock, The Clothes
Le rivelazioni musicali sono dietro l’angolo anche nelle Marche. The Clothes: la diade punk garage che sforna nel Maggio 2013 il suo primo lavoro autoprodotto Fairy Lights Dress. Tra Macerata e Montelupone Massimo Skposki, chitarra e voce, e Laura Palmizi, alla batteria, danno vita al loro progetto dagli echi sonori che vengono dalla “giovane Scozia”, madre di un certo di pop frizzantino. Un po’ Seapony, un po’ Cause Co Motion assorbono l’influenza dei padri scanzonati e nevrotici Violent Femmes. The Clothes nascono un anno e mezzo e fa e se ne guardano bene di seguire le mode andanti. Non ne vogliono sapere di metter su il solito complesso polistrumentale: percussioni e corde bastano per far sì che i loro concerti siano sempre energici. Il loro è un mood dal groove new wave, un animo che prende la rincorsa per tuffarsi in un enorme armadio di abiti vintage e riemerge più elettrizato che mai. L’accoppiata batteria-chitarra è piuttosto insolita, quel che basta per catturare l’attenzione e una volta che li si ascolta non si può rimaner fermi. Il ritmo serrato assale e diverte, dal vivo ancora di più. La loro è l’attitudine punk di chi non si prende troppo sul serio e di chi vuole unicamente esprimere se stesso nel modo più immediato. Sperimentare e cercare dinamiche complesse non interessa ai Clothes. E con la semplicità, unita alla perfetta, se non quasi spontanea intesa musicale tra loro, hanno stravinto. Massimo ha scritto i testi da solo in Francia riversandoci dentro ciò che il suo occhio osservatore ha catturato: malinconie di sempre, oppressioni e sogni svaniti comuni a molti, fughe pre e post adolescenziali, racconti di persone che hanno lasciato un qualche importante segno. Lampante No Future: istantanea sui tempi moderni con sacrosanta citazione di grandi della materia (senza che stia qui a ricordarvi i Sex Pistols, no?). Foaming waves mantiene le caratterizzanti melodie vivaci e morbide allo stesso tempo, melodie che scorrono ricordi su ricordi. My pink pig hat non parla di vestiti ma di una donna e del suo dolce tempo innamorato, andato. Ossessività della chitarra come ancoraggio al passato, i The Clothes vestono una visione del mondo, un po’ come farebbero dei bambini irriverenti. E la voce ironica accompagna questi giri infiniti di chi non vuole scendere dalla giostra surreale di Fairy Lights Dress. Buon ascolto!
In foto Fary Lights Dress
L’ha ribloggato su Der Wanderer.