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18 Marzo 2013., Accademia di Belle Arti di Macerata Jannis Kounellis Accademico Onorario., Cirilli Letizia
di Letizia Cirilli
L’Accademia di Belle Arti di Macerata ha compiuto 40 anni e in occasione dell’evento il 18 Marzo scorso nell’auditorium Josef Svoboda sono iniziati i “festeggiamenti”, la particolare presenza dell’artista Jannis Kounellis al quale è stato conferito il titolo di Accademico Honoris Causa è stata la ciliegina sulla torta tra la presenza di moltissima gente che ha riempito in ogni angolo gli spazi predisposti! Diverse personalità sono intervenute iniziando da un video che proiettava una conversazione del 1972 tra Giorgio Cegna e Adriano Ciaffi, per poi passare al momento stesso da interventi dei presenti quali l’assessore comunale ai Beni Culturali Stefania Monteverde, Paola Mariani assessore provinciale alle Politiche del Lavoro, il presidente dell’ABAMC Evio Ercoli Hermas il quale sostiene la coincidenza sempre più attiva tra i mestieri dell’arte e il futuro dell’economia, la direttrice dell’Accademia Paola Taddei, il professore Pierfrancesco Giannangeli, tutti hanno sottolineato e ribadito l’importanza di questa accademia e delle possibilità creative che offrono agli studenti, così come è stato nel passato figure emergenti tutt’ora possono testimoniare e dimostrare la passione che ha reso possibile tutto ciò; la volontà di un giovane che vuole andare avanti, il legame nel valore del territorio e nelle tradizioni della cultura costituiscono un binomio perfetto, “necessità della radicalità” parole messe in luce dall’artista Kounellis stesso. Un premio dedicato all’esclusivo lavoro nel teatro, creatore di suggestioni e spazi, luoghi dell’altrove, insegna la rappresentazione di qualcosa di illimitato, all’interno del quale i corpi si costruiscono nel sopravvivere di una realtà nella quale esiste il vuoto ma anche il pieno. Jannis Kounellis pittore e scultura greco nasce a Pireo nel 1936 , esponente del movimento artistico “arte povera” giovanissimo lascia la Grecia e inizia a studiare arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma città nella quale l’influenza dell’espressionismo astratto, arte informale e la guida di Toti Scialoja determinano l’inizio del suo percorso creativo. Gli anni ’60 si aprono con una prima mostra personale alla galleria “La Tartaruga” e sin da subito dimostra un urgente bisogno di comunicare un nuovo linguaggio in segni tipografici e in seguito l’utilizzo di prodotti e materiali di uso comune che creano un’arte mitica, creativa con riferimenti legati alle sue origini, alla sua terra, fino a creare installazioni che diventano scenografie stesse, occupano le gallerie circondando gli spettatori “attori” in uno spazio nel quale convivono animale contrapposti a materiali che caratterizzano la “produzione industriale”, come sarà nella performance coi “Cavalli” legati alle pareti della galleria l’Attico di Fabio Sargentini o nella “Margherita di fuoco” nella quale opera appare il fuoco, elemento naturale, mitico e simbolico generato però da una bombola a cannello, dunque un’ulteriore scontro tra “natura e cultura”. Ma l’entusiasmo negli anni successivi si attenua di fronte al fallimento dell’innovativa arte povera nella società dei consumi, e un sentimento frustrato determinerà la famosa porta chiusa con delle pietre presentata per la prima volta a San Benedetto del Tronto e successivamente a Roma, Monchengladbach, Baden-Baden, Londra, Colonia; nel 1972 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Negli anni ottanta saranno le installazioni con la vitalità del fuoco a subentrare così come animali imbalsamati fino a presentare all’Espai Poublenou di Barcellona del 1989 quarti di bue appena macellati fissati mediante lastre, ganci metallici illuminati da lanterne ad olio. La nuova direzione che prenderà la sua arte negli anni ’90 starà in opere come Offertorio del 1995 monumento in piazza del Plebiscito a Napoli e in una mostra in Messico nel 1999, proseguiranno grandi mostre in Argentina ed Uruguay nel 2000, per poi riproporre a Londra alla Whitechapel l’installazione dei cavalli e un enorme labirinto di lamiera lungo il quale depositati elementi come “le carboniere”, “le cotoniere”, sacchi di iuta e cumuli di pietre sarà allestito alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; nel 2004 nella Galleria dell’Accademia di Firenze un’installazione per celebrare i cinquecento anni dalla creazione del David di Michelangelo. Nel 2007 disegnerà il carro trionfale di Santa Rosalia a Palermo, città nella quale nel museo d’arte contemporanea Riso, esporrà una famosa opera; nel medesimo anno a Roma inaugura la “Porta dell’Orto Monastico di Santa Croce in Gerusalemme” una imponente cancellata di ferro impreziosito da decori di pietre di vetro. Nel 2009 l’artista realizza un’allestimento di opere davanti alle quali riflettere sull’importanza che ha l’arte per l’uomo poetica che non ha mai abbandonato ed è stata sempre al centro del suo lavoro. Numerosissime dunque le esposizioni a livello mondiale per poi soffermarsi nelle persona stessa tra i muri dell’Accademia di Belle Arti di Macerata e contemplare “perché l’uscita del quadro?” l’importanza di superare il confine e riuscire ad entrare nell’opera stessa, vediamo quadri nei musei e ciò rappresenta il rapporto iniziale che viene instaurato tra noi, gli altri e ciò che abbiamo di fronte, lo spazio è il luogo dove depositi un’idea, compresenza di tematiche drammaturgiche in una rinascita teatrale che viene dal mondo della pittura nella sua stessa forza contributo, ed irrepetibile orma di ogni pittore; “si può avere Caravaggio nel cuore non rifarlo”, per crescere e diventare protagonisti radicare, ricordare con affetto e sentire le proprie radici.
foto di Claudio Abate, 1969
Brava! un buon articolo