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Bud Spencer, gianni lorenzetti, Glory box, musicultura, Niccolò Fabi, Os Argonautas, roberto ciotti, simone cicconi, simone palucci
di Gianni Lorenzetti
Musicultura ha effettuato il suo giro di boa concludendo domenica il secondo fine settimana di audizioni live. Il teatro della società filarmonico drammatica di Macerata è stato perennemente gremito di pubblico, che ha assistito, durante la tre giorni, al capolavoro del blues di Roberto Ciotti, al trionfo degli Os Argonautas che hanno vinto il premio Un certaine regarde venerdì, all’esibizione del maceratese Simone Cicconi, fino alla non assegnazione del premio per la miglior performance nel corso della seconda e terza serata di audizioni. Fatto strano quest’ultimo, se non altro perché la non assegnazione di un premio, per due giorni di fila, non è più occasionale. Partiamo dal principio. Venerdì la serata l’ha aperta Frei, già finalista l’anno scorso, che ha accompagnato i primi due brani con un fischiettio non proprio appassionante e sempre uguale, forse addirittura steccando e stonando ogni tanto. Non proprio un gran successo, che ha però lasciato poi spazio agli Os Argonautas, ensemble di musicisti baresi che vantano, singolarmente, collaborazioni internazionali che, non a caso, hanno meritato il premio un certaine regarde. Gli Os Argonautas hanno fatto salpare la platea, accompagnandola in un viaggio che è stato esso stesso una sorta di vello d’oro. Simone Cicconi è stato il terzo concorrente in gara. Un teatro pieno, per ascoltare l’amico maceratese, che ha completamente ribaltato, tra urla e distorsioni elettriche, il teatro. Una prova riuscita a metà, se non altro perché oltre ad una performance non del tutto convincente, c’è stato anche lo zampino di una fonica non calibrata a modo, che ha confuso la voce con il caos dell’accompagnamento. E’ stato curioso Alessio Arena, magrolino, con una voce flebile ma incantevole, che ha mescolato un po’ di tutto, dal jazz alla musica partenopea. Gli occhi da cerbiatta di Margherita Vicario hanno chiuso la rosa dei cinque concorrenti di venerdì, con canzoni un po’ accademiche ma dolci, garbate e sognanti. Poi il palco è stato tutto per Roberto Ciotti, del quale in diversi hanno sussurrato “me pare il fratello de Bud Spencer”, che ha rivoluzionato il blues rendendolo mediterraneo, ballando il tip tap con le dita lungo la tastiera della sua chitarra. Una chiusura memorabile quella di Bud Ciotti, fissata in maniera indelebile nell’album fotografico dell’anima degli spettatori. Sabato la prima ad esibirsi è stata Grazia Negro, con tromba, fisarmonica e una splendida voce calda ed energica, accompagnata da una band di autentici professionisti. Il sapore della terra, canzoni in salentino con l’internazionalità di una Creuza de ma. La malinconia ha invece improvvisamente invaso il teatro con l’arrivo del secondo concorrente della serata, Gabriele Dorme Poco. Musiche molto pop, un po’ nostalgiche, che hanno intinto molto nella poetica di Niccolò Fabi. Ha poi cantato un allegro, e molto folk, inno agli zingari, Mimì Sterrantino, ventata siciliana di irresistibile piacere e ritmo, capace di scaldare anche il pubblico eterogeneo in platea. Di seguito è salita sul palco Malamela, al secolo Melissa Campisi, dalle atmosfere futuriste che hanno richiamato alla mente brani come Glory box, densi di eco e chitarre elettriche. Sabato a tirare il sipario è stato Francesco Picciano, non nuovo a Musicultura, infatti era già stato concorrente qualche anno fa con la formazione dei Radio Londra, che però non ha proprio brillato come solista, sembrando un po’ troppo Samuele Bersani. Domenica l’ariete di sfondamento è stato JFK e la sua bella bionda, band ironica e divertente, scatenata e poetica, ritmica, piacevole all’ascolto e spassosa all’occhio. Il fiorentino Diego Esposito ha brillato con la sua bella voce ed una musicalità ricca nonostante un arrangiamento ridotto ai minimi termini, con chitarra e tastiera. E’ toccato poi a due voci femminili, belle e decisamente diverse, la prima di Stefania Spina, prorompente e vivace, caliente e coinvolgente, mentre la seconda, di Sabrina Sadile, più da pieghe dell’anima, intima, intinta in una cappa di poetica emozionale. Cantautore classico, vecchio stile, con voce dolce e modi delicati di raccontare è stato sicuramente Dario Coriale, acrobata di sentimenti ed immagini, che ha dipinto in punta di piedi scene autentiche da vita quotidiana. Non rimane che attendere venerdì, la presenza ospite del vincitore Giovanni Block, e gli ultimi quindici concorrenti in gara, poi l’affresco musicale sarà terminato e sedici colori rimbalzeranno agli occhi.
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