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Effetto Paradosso

di Marco Di Pasquale

Quando la luce si spegne in sala, subito assale la sensazione che il tempo stia rallentando per poi invece scattare dentro le ombre di una grotta, antro di fiaba e laboratorio di storie pronte ad intrecciarsi. “Effetto paradosso”, il film del regista pugliese Carlo Fenizi, proiettato sabato scorso al Cinema Italia di San Severino Marche, inizia così, dipanando il racconto di una donna, l’”ingegnera” Demetra, che non lo sa, ma che da molti anni ha perso le coordinate di se stessa e inoltre che non è consapevole del turbine che presto la risucchierà e la condurrà a riconoscersi e ritrovarsi.

Demetra proviene da un mondo di linee e solidi, progetta edifici ed anche le vite sua e del figlio, ma non tutto va come vorrebbe che andasse: il bambino non coltiva gli interessi degli altri maschi e sente l’assenza di padre che lei, rigorosa ed organizzata, si è lasciata però scivolare tra le dita. Quando arriva in un piccolo borgo dauno sull’Appennino del nord della Puglia (nella realtà il suggestivo paesino di Orsara di Puglia), chiamata a compiere una perizia che risulterà essere più difficoltosa del previsto, progressivamente si immerge in un’atmosfera fuori dal tempo, tra personaggi inconsueti ed anticonformisti che sembrano centripetamente attirati dalla disorientata ospite.
L’erborista Leona, Giovanna la pazza (ma socialmente inclusa), la “sindaca” Penelope Lapillola, la “consigliera” Pina e soprattutto la costumista Alice, che avrà il ruolo di demiurgo per Demetra: un universo tutto al femminile che vuole mostrare una via alternativa, una soluzione alla crisi imperante nella pazienza, nella cura delle piccole cose per poter poi occuparsi di ciò che è più grande, più complesso.
In questo microcosmo che coltiva e promuove l’abbandono al flusso, al sogno e all’utopia, Demetra scivola da una situazione paradossale all’altra, chiedendosi perché si trovi lì e quale sia il fine ultimo di questo coro che l’accompagna e l’accerchia, fino a costringerla a scendere a patti con esso. Inesorabilmente il grigio si stempera nel paesaggio attraente di questa Puglia misterica, iniziatica, resa con movimenti di macchina rapidi, inconsueti, all’inseguimento dei dialoghi, delle riflessioni, dei balli e canti della terra dauna, composti dal gruppo dei Terranima, che ritmano la narrazione.
In questa frenesia festosa si intrecciano fili che reggeranno anche all’acme drammatico del film e che si dimostreranno indissolubili tanto nel film quanto nella realtà, poiché questo intreccio trascende anche nella vita reale degli attori del variegato cast che ha riunito e reso amici personaggi di rilievo come Cloris Brosca e giovani scommesse come l’unico protagonista maschile Konrad Iarussi (anche apprezzato cantautore), insieme ad attrici di teatro come Alina Mancuso (settempedana di nascita) e Mirna Kolè. Senza tuttavia dimenticare la protagonista femminile Julieta Marocco, e poi Chiara Fenizi, Maria Rosaria Vera e un inedito Denisio Esposito, uno dei due Esposito Bros, disegnatori di caratura del fumetto «Zagor» della Bonelli, che ha creato anche una delle due locandine del film. Tanta passione e tanto afflato è anche merito del giovane regista Carlo Fenizi che con “Effetto paradosso” ha saputo creare una storia surreale eppure così prossima ai nostri problemi quotidiani, così autenticamente magica da coinvolgere così tante persone e ricevere inoltre l’appoggio della Apulia Film Commission che lo anche incluso nel suo circuito d’autore.
Un piccolo film che lascia il segno e ci pone domande, una storia che ci aspira nel suo tornado e ci fa capire di aver bisogno di un’oasi dove rifugiarci, sostare e riflettere, riprogettare e cambiare prospettiva.